La comprensione dell'onnipresenza del Giudice interiore, sia personale sia come "grande fratello" collettivo, si è diffusa enormemente. Sembra ormai quasi accettata universalmente la presenza di questa struttura interna di controllo e sopravvivenza e degli effetti a dir poco ambivalenti che essa produce. Ciò non vuol dire che il riconoscimento diffuso e la comprensione (meno diffusa) di questa struttura psicosomatica si trasformino immediatamente in una diversa maniera di rapportarsi a se stessi e agli altri meno basata su giudizi e pregiudizi.
La libertà di essere se stessi spiega chiaramente che non è sufficiente capire intellettualmente la portata degli effetti limitanti e distruttivi del Giudice interiore, ma come sia assolutamente necessaria una pratica costante di attenzione nella vita di ogni giorno. Ciò significa imparare a riconoscere le emozioni e i sentimenti legati all'attività di giudizio, le tensioni fisiche che li accompagnano, le paure, il senso di colpa, le vergogne, la frustrazione.
Significa anche integrare interiormente questa comprensione e conoscenza di sé, e di conseguenza cambiare i propri comportamenti, i modi di agire, il linguaggio stesso, in modo da cominciare a sostenere in noi stessi e nel mondo intorno a noi una visione e una pratica basate non sul conflitto e la divisione ma su cooperazione e solidarietà e il riconoscimento profondo della ricchezza della diversità.
La libertà di essere se stessi spiega chiaramente che non è sufficiente capire intellettualmente la portata degli effetti limitanti e distruttivi del Giudice interiore, ma come sia assolutamente necessaria una pratica costante di attenzione nella vita di ogni giorno. Ciò significa imparare a riconoscere le emozioni e i sentimenti legati all'attività di giudizio, le tensioni fisiche che li accompagnano, le paure, il senso di colpa, le vergogne, la frustrazione.
Significa anche integrare interiormente questa comprensione e conoscenza di sé, e di conseguenza cambiare i propri comportamenti, i modi di agire, il linguaggio stesso, in modo da cominciare a sostenere in noi stessi e nel mondo intorno a noi una visione e una pratica basate non sul conflitto e la divisione ma su cooperazione e solidarietà e il riconoscimento profondo della ricchezza della diversità.
AUTORE
Avikal E. Costantino è laureato in Economia e ha lavorato come antropologo, fotografo free-lance e maestro di Arti Marziali e Shiatsu. Nel 1983 diviene discepolo di Osho. Dal 1988 conduce gruppi di crescita personale e ritiri di meditazione e consapevolezza nella tradizione Zen. Dal 1992 è anche life-coach e management trainer. È direttore dell’Integral Being Institute con attività in Europa, Asia e Australia. È autore di libri fotografici, di poesia e collaboratore di riviste di ricerca spirituale.
Il suo sito è Integral Being.com
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